E’ ben curiosa la circostanza per cui qualcuno crede ancora che la Chiesa Cattolica sia contraria all’ipnosi, come alcuni settori politici assai retrogradi cercavano di far credere nell’Ottocento.
Ci sono state sì delle polemiche e delle incomprensioni, specie per quel che riguarda le forme più grossolane e cialtronesche di impiego delle ipnotecniche per fini spettacolari o eventualmente manipolatori, ma la Chiesa ufficiale la pensa in modo esattamente opposto. Nel senso che apprezza questa tecnica e che la considera senz’altro utile e caritatevole per gli esseri umani.
Così ha voluto Pio XII (Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, 1876-1958), che è stato Papa per un ventennio assai complesso (dal 1939 al 1958). Tale scelta è riportata anche nei documenti custoditi in Vaticano (che cito qui letteralmente nella versione canonica).
Papa Pio XII ha affrontato il tema dell’ipnosi in alcune dichiarazioni ufficiali (ex cathedra) del 1957 e del 1958.
Il Pontefice parte dal problema della “Liceità della soppressione e della diminuzione della coscienza”. La domanda che si pone è: “La privazione della coscienza e dell’uso delle facoltà superiori, provocata dai narcotici, è compatibile con lo spirito del Vangelo?”
La questione riguarda in primo luogo il ruolo, che alcuni avevano ritenuto problematico, dell’analgesia e dell’anestesia chimica realizzate in particolare nell’ambito del parto e della chirurgia terapeutica; alle quali Pio XII decide ufficialmente (e di propria totale iniziativa) di accomunare la suggestione ipnotica, da lui definita letteralmente: “L’ipnosi, che si può chiamare un analgesico psichico”.
Il Papa dichiara di approvare e di sostenere che la trance è un tema scientifico di studio e uno strumento utile per ottenere la riduzione del dolore, purché ovviamente questa psicotecnica venga utilizzata in modo corretto e coscienzioso.
Una preoccupazione di Pio XII sembra riguardare appunto il fatto che l’ipnosi, così come l’analgesia in generale: “In quanto oggetto di ricerca scientifica, non può essere studiata da uno qualsiasi, ma soltanto da uno studioso serio, nei limiti morali validi per ogni attività scientifica”.
Il Papa propone dunque che l’analgesia o la narcosi, siano esse ottenute chimicamente o con l’ipnotecnica suggestiva, non vengano attuate da persone: “Che se ne occupassero come di un argomento interessante, a titolo di pura esperienza, o anzi per semplice passatempo”.
Per cui, dopo avere ampiamente riflettuto sul tema della correttezza o meno di interferire con sofferenze che pure dipendono anche dalla Provvidenza divina, il Pontefice dichiara: “La conclusione delle precedenti considerazioni può dunque formularsi così: nei limiti indicati e se si osservano le condizioni richieste, la narcosi che importa una diminuzione o una soppressione della coscienza è
permessa dalla morale ed è compatibile con lo spirito del Vangelo”.
Il fatto che la Chiesa Cattolica è favorevole all’ipnosi, potrà risultare più o meno interessante per chi utilizza questa tecnica partendo da una posizione solo scientifica e laica.
Mi sembra però utile avere comunque le idee chiare anche in materia religioso-morale, riducendo gli eventuali dubbi, vista l’evidenza incontrovertibile delle posizioni espresse.
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