Vogue e l’ipnosi

 

La ben nota rivista newyorkese Vogue, regina del fashion, compie 100 anni. Non si occupa specificamente di psicologia, ma Vogue è ben inserita nel ritmo dei tempi e si occupa di temi d’attualità; anche di Ipnosi.

Nel 1968/1969, quasi mezzo secolo fa, Vogue ha messo in copertina, come seconda cover story, proprio un servizio sulla psicotecnica suggestiva.

Il secondo titolo della copertina di Vogue, del 15 gennaio 1969, è: Hypnosis and you; il sottotitolo: Quick medical therapy that makes your life easier.

Vogue giugno 2016

La copertina per i 100 anni (giugno 2016) presenta invece un servizio sulla Duchessa di Cambridge, cioè su Catherine Middleton, ben nota in tutto il mondo con il diminutivo di Kate.

Come noi sappiamo bene, Kate Middleton ha intelligentemente scelto di condurre la gestazione del suo primogenito George, affettuosamente definito il Royal Baby, fruendo in prima persona per diversi mesi di una preparazione ipnotica al parto.

Quest’ultima copertina di Vogue non rappresenta un riferimento specifico all’ipnosi, ma comunque è evocativa agli occhi di chi conosce le cose.

La copertina che sviluppa invece specificamente il tema dell’ipnosi, nel 1969, è dedicata alla leggendaria fotomodella Veruska.

Vogue gennaio 1969

Veruska è la figura che fa da colonna portante per lo splendido film Blow up, con cui Michelangelo Antonioni ha ricevuto il Leone d’Oro al Festival di Cannes nel 1967. Circostanza che evoca bene l’atmosfera dell’epoca.

L’articolo di Vogue, redatto da Rosemary Blackmon, illustra l’ipnosi in modo  serio, con una introduzione storico-letteraria seguita da alcune interviste a Professori universitari e Clinici ospedalieri, i quali descrivono una serie di impieghi particolarmente efficaci dell’ipnosi per le persone.

L’articolo di Vogue è una presentazione assai corretta dell’ipnotecnica, in cui si suggerisce tra l’altro alle lettrici di rivolgersi serenamente a questa disciplina, purché messa in atto da professionisti seri, per affrontare una quantità di temi psicologici diversi.

Si prova un certo gusto a constatare, tra un servizio e l’altro di alta moda, che una rivista certo non rivoluzionaria o di nicchia trova del tutto naturale il fatto di dedicare una parte della sua copertina e delle sue pagine al tema dell’ipnosi, già mezzo secolo fa.

Evidentemente: Vogue non teme l’ipnosi, come invece sembra talvolta accadere (almeno: in Italia) ad alcuni medici o psicologi meno preparati.

Piace anche pensare che questo episodio possa rappresentare una testimonianza e un buon auspicio nella direzione di una più serena visione dell’ipnosi dell’ipnosi, ottimo strumento di supporto medico e psicologico, pure nel nostro Paese; anche solo con mezzo secolo di ritardo.

 

 

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