Johannes Schultz ipnotista (1884-1970)

 

Johannes Heinrich Schultz (1884-1970) è stato uno psicoterapeuta tedesco diventato famoso per una sua personale psicotecnica ipnotica che chiamava Training Autogeno.

Schultz, neurologo e psichiatra, ha lavorato in vari Policlinici universitari, svolgendo forse anche delle attività piuttosto discutibili nel sistema tedesco di salute pubblica fra le due guerre, con cui Schultz ha collaborato senza particolari problemi. Il che gli ha portato qualche problema, dopo la seconda guerra mondiale.

Schultz si è sempre occupato di ipnosi pratica, sin dai tempi degli studi universitari, tanto da avere fondato nel 1959 la Società Tedesca per l’Ipnosi Medica o Deutschen Gesellschaft für ärztliche Hypnose.

L’opera clinica di Schultz si lega direttamente alla lunga tradizione ipnotecnica internazionale e soprattutto tedesca (da Mesmer in poi).

In particolare, Schultz dichiara più volte esplicitamente che il suo training autogeno non è altro che una forma schematizzata del metodo di rilassamento frazionato per l’induzione ipnotica che è stato sviluppato da Oskar Vogt (1870-1959) suo professore e maestro alla Università di Berlino.

Vogt è stato un eccellente studioso sperimentale di neurologia e di neurofisiologia, anche nella sua veste di direttore del Journal für Neurologie and Psychologie. Ma, sul piano clinico, si è sempre occupato soprattutto di ipnosi, almeno dal 1903, pubblicando anche molti interessanti lavori in materia.

Intenzionato ad aggirare la diffidenza che la parte più arretrata degli operatori nell’ambiente medico tedesco suo contemporaneo poteva nutrire nei confronti del magnetismo-ipnosi (secondo un atteggiamento ben diverso da quello della medicina scientifica e clinica tedesca negli anni Duemila) Schultz sviluppa una metodica che descrive esplicitamente come autoipnosi, basata su un lungo allenamento all’autoinduzione progressiva di uno stato di rilassamento profondo, per la quale inventa il nome di training autogeno [Schultz, 1932, 1935a, 1935b].

Grazie a questo semplice artificio di opportunità, con cui cambia nome all’ipnosi e all’autoipnosi vestendole con un abito nuovo che attira meno l’attenzione, Schultz contribuisce in modo significativo alla diffusione della psicotecnica suggestiva negli ambienti medici e psicologici di lingua tedesca del Novecento.

Del resto: quello che conta davvero è il miglioramento della persona, anche indipendentemente dal nome che si utilizza per descriverlo.

Rispetto ad altre forme ipnotecniche, il training autogeno pone maggiormente l’accento su: rilassamento progressivo frazionato; apprendimento dell’autoipnosi; codificazione di una serie di esercizi schematici per condizionare l’auto-induzione della trance; scarso approfondimento in termini di dialogo o di costruzione del rapport fra ipnotista e cliente; preferenza per la suggestione dell’autoipnosi in sedute di gruppo invece che individuali.

Per certi aspetti: la psicotecnica ipnotica di Schultz, nel suo lasciare che sia la persona stessa a trovare la propria soluzione attraverso la trance, appare quasi come una versione ericksoniana dell’autoipnosi.

Anche in Italia il training autogeno, oggi meno diffuso ma di notevole successo tra gli studenti di psicologia negli anni ’60/’80 del Novecento, ha rappresentato più che altro una specie di pietosa bugia per occuparsi di ipnosi-suggestione, spesso in una forma piuttosto approssimativa e come sottovoce; cioè: facendolo nel concreto ma senza dirlo esplicitamente.

Schultz ha sempre lavorato sistematicamente con l’ipnosi, sin dai tempi dei suoi studi universitari. Arrivando poi a fondare nel 1959 la Società Tedesca di Ipnosi Medica [Deutschen Gesellschaft für ärztliche Hypnose].

Da un lato, Schultz sottolinea la “Importanza degli studi sperimentali” (p.51), ma dall’altro lato fa riferimento a modelli di induzione ipnotica davvero molto classici e vagamente pre-scientifici, quali le tre famiglie di induzione che sintetizzate in:

  • 1) Ipnosi spontanea [Spontanhypnosen];
  • 2) Ipnosi sensoriale [Sensorielle Hypnosen];
  • 3) Ipnosi suggestiva verbale [Verbalsuggestionshypnosen].

Schultz tratta con particolare attenzione l’ipnosi sensoriale, che considera particolarmente vicina alla tradizione tedesca e che suddivide in 4 categorie principali:

  • Il sistema che chiama a base “tattile” o “basato sul senso della pelle” [Hautsinn] attribuito a Mesmer
  • Il sistema che chiama a base “visiva” o “basato sul senso della vista” [Gesichtssinn] attribuito a Braid, che suddivide nelle due forme della “fissazione” e della “fascinazione” [Fixation, Faszination]
  • Il sistema che chiama a base “sonora”, che utilizza il senso dell’udito [Gehörsinn] attribuito a Sidis, che chiama anche della “monotonizzazione” [Monotonoidation]
  • Il sistema che chiama a base “generale”, che utilizza la propriocezione ovverosia le “vertigini” [Allgemeinsinn, Schwindel], che non viene attribuito a nessuno in particolare.

Secondo l’ormai classica ricerca di Favretto e Maier (1990) tra i corsi post-laurea più seguiti dagli psicologi italiani della prima ora, il più diffuso, presso quasi un terzo di tutti i laureati in psicologia, è proprio il corso di training autogeno.

Negli anni ’80 il training autogeno è il secondo riferimento di scuola più citato, da quasi metà degli psicologi italiani, essendo secondo solo alle varie forme di psicoanalisi tedesca, che sono citate da tre quarti degli psicologi (Lo Verso et Al,1987).

Riferimenti bibliografici: Favretto, G., Majer, V. (1990) a cura. Laurearsi in Psicologia: 10 anni di ricerca sui laureati in psicologia a Padova. Milano: Angeli. Lo Verso, G., Peirone, L., Piraino, A., Venza, G. (1987) a cura. Viaggio attraverso l’arcipelago: Una ricerca sulla psicologia clinica in Italia. Milano: Angeli.

 

 

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