Torino-Piemonte: l’Università e la tradizione dell’Ipnosi

 

L’ipnosi, nelle sue varie declinazioni in termini di magnetismo animale o mesmerismo o sonnambulismo artificiale o suggestione o ipnotecnica moderna ecc, è una disciplina ormai antica e molto solida a livello scientifico internazionale, soprattutto nelle Università e nel Sistema Sanitario degli Stati Uniti e dei Paesi di lingua inglese.

La cultura italiana, da questo punto di vista, è ancora relativamente poco aggiornata, ma proprio a Torino, e più in generale in Piemonte, l’ipnosi ha sviluppato una sua storia rilevante, soprattutto all’Università degli Studi, su cui la cultura pedemontana gravita costantemente più o meno da sei secoli (da quando l’Università di Torino è stata fondata).

Ricordo alcuni tra i protagonisti (Mullatera, Doppet, Lombroso, Morselli, Rolfi, Roasenda, Granone, Gulotta, ecc) di questa bella storia che, negli ultimi due secoli, ha notevolmente contribuito alla possibilità di esistere per la ricerca ipnotica anche nel nostro Paese.

Per approfondire il tema, puoi seguire la breve lezione riportata qui sotto:

 

 

Un tema di così ampio rilievo meriterebbe notevoli approfondimenti (di cui fornisco alcuni elementi nel Manuale, cui rimando per tutti i dettagli ed i riferimenti precisi), ma può essere utile elencare comunque qualche passaggio emblematico, relativo alla storia dell’ipnosi nella tradizione universitaria piemontese. Tali momenti scientifici, uno inanellato all’altro, evocano bene l’idea della rilevanza di questa disciplina in tale area avanzata della cultura italiana.

L’ipnosi, all’Università di Torino e dintorni, non è affatto una presenza estemporanea, bensì un filone di studio, di ricerca e di applicazione ben radicato, secondo una tradizione solida e ininterrotta, da oltre due secoli (da quando è stata definita una disciplina specifica del magnetismo-ipnotismo).

La scuola suggestiva torinese-piemontese ha rappresentato anzi la tradizione ipnotistica di gran lunga principale nella storia scientifica italian; benché certo vi siano varie eccezioni, in tante altre aree della penisola, talvolta assai importanti ma in genere meno sistematiche.

La tradizione ipnotecnica piemontese si è spesso giovata del contributo di ricercatori e di clinici provenienti anche da altre parti d’Italia, i quali però hanno spesso trovato proprio in questo specifico ambiente intellettuale, un terreno particolarmente fertile per i loro studi.

  • Storicamente: il primo testo originale prodotto da un autore italiano sul magnetismo animale mesmeriano è ritenuto essere quello di Giovanni Tommaso Mullatera, che nel 1785 pubblica a Biella un lavoro di 70 pagine intitolato: Del magnetismo animale, e degli effetti ad esso attribuiti nella cura delle umane infermità. Il libro è stampato con l’imprimatur ufficiale della Chiesa Cattolica ed è dedicato ad Innocenzo Laneri, professore di medicina all’Università di Torino.
  • Tra i primi a porre le basi dell’ipnosi accademica italiana (e anche, più in specificamente, piemontese) c’è Doppet (1753-1799), magnetista della prima ora e giovane generale napoleonico italo-francese, nato e cresciuto a Chambéry in Savoia, il quale, prima di dedicarsi alla carriera militare, si laurea in medicina all’Università di Torino, continuando poi lungamente ad occuparsi di quella che oggi chiamiamo ipnosi ed a frequentare la città. La via regia attraverso cui il magnetismo animale si è diffuso in Italia (negli ambienti colti in generale) è stata infatti la cultura di queste terre, legata tradizionalmente alla Francia: “In Piemonte il mesmerismo fu trasmesso e recepito come mera pratica terapeutica e quasi venne a far parte della medicina ufficiale […] La teoria di Mesmer fu conosciuta assai presto tra i professori della facoltà di medicina dell’Università di Torino, grazie a François Amédée Doppet, autore del Traité théorique du magnétisme animal (1784) e de Le médecin de l’amour (1787). Doppet seguì per due anni i corsi tenuti a Parigi da Charles Deslon, uno dei discepoli di Mesmer, e proprio da Deslon fu autorizzato a divulgare la sua terapia”; come ci documenta molto efficacemente Patrizia Delpiano.
  • Il rilievo dell’Università di Torino per gli studi magnetistico-ipnotistici italiani ci viene confermato, anche per la seconda metà dell’Ottocento, da Mauro De Zan, che ci fa presente come: “Mentre a Milano e a Padova questi studi appaiono episodici e condotti da medici, con l’eccezione di De Giovanni, di limitata fama e valore, a Torino è l’élite medica che si dedica, con una certa continuità, a questo particolare ambito della psicologia sperimentale fin dai primissimi anni Ottanta.”
    L’ipnotista italiano ottocentesco più attivo e meglio conosciuto a livello internazionale è sicuramente Cesare Lombroso (1835-1909), nato a Verona ma presto diventato professore all’Università di Torino: ordinario di medicina legale e poi di psichiatria e poi di antropologia criminale. Lombroso si è occupato di ipnosi per tutto l’arco della sua lunga carriera, pubblicando molti contributi che vanno dall’esperimento e dall’articolo di sintesi fino ad alcuni volumi di ricerca e di analisi assai più ampi e impegnativi.
  • Un altro personaggio che storicamente rappresenta il più rinomato contributo ipnotistico italiano nel primo Novecento è certamente Enrico Morselli (1852-1929), nato a Modena, ma che dirige il manicomio di Macerata e poi diventa (per molto tempo) Direttore della Clinica Psichiatrica nell’Università di Torino. Morselli, tra l’altro, pubblica un rilevante trattato su Il magnetismo animale: La fascinazione e gli stati ipnotici (1886).
  • Tra i primi annunci altisonanti di una rinnovata modernità dell’ipnosi novecentesca vi è il caso, piuttosto curioso, del professor Padre Michele Rolfi, che nel 1905 scrive un libro di ampia diffusione, pubblicato con l’imprimatur del vescovo di Mondovì presso la locale Tipografia Editrice Vescovile, dall’onnicomprensivo titolo (che vorrebbe essere serio e non ironico) de La magia moderna: Ossia ipnotismo-spiritismo raggi X e raggi N psicoterapia.
  • Uno dei pochi altri manuali sistematici di ipnosi che siano stati prodotto in Italia, nell’ambito del mondo scientifico più accreditato, c’è il volume sulla Suggestione e persuasione (Psicoterapia) nella cura delle malattie nervose, pubblicato nel 1927 da Giuseppe Roasenda, professore ordinario di Neuropatologia all’Università di Torino.
  • L’ipnotista italiano più convinto e più attivo durante la seconda metà del Novecento è con ogni probabilità Franco Granone, originario dell’isola di Favignana, che svolge la sua lunga carriera come Primario Neurologo all’Ospedale di Vercelli. Granone non è propriamente un universitario, ma insegna costantemente in scuole di specializzazione e di perfezionamento nell’Università di Torino, mentre sempre a Torino pubblica, tra il 1962 e il 1989, tutti i diversi aggiornamenti del suo Trattato di ipnosi.
  • Infine, oggi come oggi, ci sono fondamentalmente due testi con carattere di trattato ampio e sistematico che siano stati prodotti da cattedratici italiani. Entrambi gli autori (neanche a dirlo) sono professori ordinari proprio all’Università di Torino. E sto parlando di Ipnosi: Aspetti psicologici, clinici, legali, criminologici, pubblicato da Guglielmo Gulotta, e (se mi è permessa la citazione) del mio modesto Manuale.

In sostanza, per dirla in sintesi: l’Università di Torino, e più in generale la cultura alta del Piemonte, sono stati il terreno d’Italia dove meglio si è radicata ed è cresicuta la pianta della ricerca e dell’applicazione sistematica dell’ipnotismo e della suggestione.

Anche altre importanti realtà culturali italiane, in questi ultimi secoli, hanno notevolmente contribuito allo sviluppo della materia, ma certo la tradizione torinese-piemontese ne è la pianta più ampia e più visibile, che potrebbe anche essere paragonata, almeno per certi aspetti, alla più solida tradizione ipnotistica delle grandi università degli Stati Uniti; mentre certo non ha eguali, almeno come radicamento e come continuità di approfondimento scientifico e clinico, in altre parti della nostra penisola.

 

 

 

 

 

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